Il caso non può creare intelligenza

Il caso non può creare intelligenza ma qualcuno ci crede. Sono Gli Adoratori Del Caso !
Il caso non può creare intelligenza, ma qualcuno ci crede davvero.
Ci crede talmente tanto che se qualcun’altro che sia dotato di libera intelligenza, tenta di farlo ragionare sul filo rigoroso della logica contrastandolo, non solo si indispettisce, ma se gentilmente si insiste nel tentativo di farlo ragionare, inizia dapprima a fare battute spiritose, poi a dileggiare l’interlocutore, per poi passare agli insulti e infine anche a non troppo velate minacce e pubbliche bestemmie!

Questa è stata la mia negativa esperienza
Nel Mondo Degli Atei.
Vi descrivo come alcuni atei danneggino la loro stessa categoria gettando molto discredito su quelli che invece sono rispettosi delle idee altrui.
Sia chiaro, anzi chiarissimo: gli atei non sono tutti così. Ce ne sono di coltissimi alcund educatissimi, ma nel mio girovagare nei loro vari gruppi ho trovato troppi adoratori del caso che, paradossalmente, si comportano come fanatici della fede… nel nulla. Hanno un comportamento rigidamente DOGMATICO simile a quelle dei credenti fanatici, e forse anche molto più duro !
Viviamo in un’epoca che inneggia alla razionalità, eppure una delle teorie più irrazionali mai concepite gode oggi di incredibile credito: l’idea che tutto ciò che esiste sia nato per puro caso. Non solo la materia, ma anche l’ordine, la vita, la coscienza.
In questo articolo smonterò questa convinzione con logica, scienza e buon senso, mostrando perché il caso non può creare intelligenza, e perché crederlo è una forma di fideismo camuffato da pensiero moderno.
🧠 Il paradosso del puzzle. Il caso non può creare intelligenza
L’analogia del puzzle, seppur semplice, è dirompente nella sua efficacia logica.
Immagina un enorme puzzle da 10.000 pezzi: ogni tessera ha una forma precisa e un disegno stampato, destinato a comporre un’immagine coerente solo in un’unica configurazione. Ora prendilo, mescola i pezzi e chiudili in una scatola. Non toccarla più. Esponila agli agenti atmosferici, agli sbalzi di temperatura, all’umidità, ai parassiti, alle vibrazioni del suolo.
Torna dopo cento milioni di anni.
Cosa troverai dentro?
Il puzzle magicamente ricomposto? O, più verosimilmente, una massa amorfa, corrosa, deteriorata e disgregata?
Chi risponderebbe che lo ritroverà intatto, e pure ricomposto, sarebbe ritenuto da chiunque mentalmente confuso. Eppure questa è esattamente l’ipotesi di chi crede che l’universo, la vita e la coscienza siano emerse dal caso assoluto.
L’intero universo – con le sue leggi fisiche, le sue costanti fondamentali, la complessità biochimica della vita e l’ordine matematico che regge ogni fenomeno osservabile – sarebbe nato e organizzato senza alcuna guida, per effetto di forze cieche e incontrollate, proprio come se un puzzle si fosse ricomposto da solo dentro una scatola abbandonata.
La Termo Dinamica.
Questo scenario non è solo improbabile e impossibile !
È fisicamente contraddetto dal secondo principio della termodinamica, che stabilisce che in un sistema isolato l’entropia (cioè il disordine) aumenta col tempo. Non si può ottenere più ordine lasciando le cose a sé stesse: succede l’opposto.
Un puzzle lasciato in una scatola non diventa più ordinato, e un universo abbandonato al caso non genererebbe leggi, vita e pensiero.
Ecco il cuore del paradosso: attribuire al caso proprietà che nemmeno l’intelligenza umana possiede in assenza di scopi e intenzione.
Se quindi, aprendo la scatola dopo cento milioni di anni, trovassimo il puzzle perfettamente ricomposto, nessuno penserebbe che ciò sia accaduto spontaneamente. La spiegazione ovvia sarebbe una sola: qualcuno, dotato di intelligenza e volontà, ha agito dall’esterno, sfidando le forze della disgregazione per riportare ordine dove prima c’era solo caos. Lo stesso r agionamento vale per l’universo !
🌌 L’Universo è infinitamente più complesso di un puzzle. Il caso non può creare intelligenza
L’universo è composto da leggi fisiche, costanti cosmiche, materia strutturata, energia regolata, forme viventi, mente, coscienza, morale. Ogni cosa mostra un equilibrio preciso e sorprendente.
La vita è un sistema straordinariamente complesso: miliardi di cellule interagiscono in modo coordinato, ognuna contenente DNA con istruzioni precise per costruire e mantenere un organismo.
Proteine, enzimi, segnali biochimici, autoregolazione, riparazione, riproduzione, adattamento: tutto funziona come un’immensa rete informatica biochimica, finemente calibrata.
Anche il più semplice organismo vivente supera in complessità qualsiasi tecnologia umana.
Pensare che tutto questo sia nato per puro caso è scientificamente e filosoficamente insostenibile. Il caso non può creare intelligenza: può solo produrre caos.
📚 Cosa dice la filosofia?

La domanda sull’origine del Tutto non è nuova. Da millenni i più grandi pensatori si interrogano su cosa ci sia all’origine dell’essere, del movimento, dell’intelligenza. E in nessuna tradizione filosofica seria troverai la risposta: “È stato il caso”.
L’idea che il caso possa generare l’intelligenza non è solo una scorciatoia scientifica mal formulata, ma una posizione filosoficamente assurda, che collassa alla prima analisi logica. Vediamo perché.
🏛️ Aristotele: il Motore Immobile
Aristotele, uno dei padri del pensiero razionale, intuì con limpida chiarezza che ogni movimento, ogni mutamento, ogni processo osservabile presuppone una causa. Ma questa catena causale non può essere infinita, altrimenti non ci sarebbe alcun movimento attuale.
Serve un primo principio, una causa incausata, un motore che muove tutto senza essere mosso da altro: il celebre “Motore Immobile”.
E attenzione: per Aristotele questo Motore è pensiero, intelligenza, atto puro. Non caos, non cieco impulso, non caso.
🧠 Tommaso d’Aquino: la Causa Prima Intelligente
Nel XIII secolo Tommaso d’Aquino riprende e raffina la lezione aristotelica. Nella sua celebre “Quinque Viae”, dimostra logicamente che l’esistenza di un universo ordinato e mutevole implica un principio primo, che egli identifica con Dio.
Non si tratta di un atto di fede cieca, ma di ragionamento rigoroso:
nessuna serie infinita di cause può spiegare l’essere presente. Deve esistere una Causa Prima, necessaria, semplice, intelligente.
Dio, in questo contesto, è necessità logica, non ipotesi sentimentale.
E ancora una volta: il caso non può creare intelligenza, ma l’intelligenza può spiegare l’ordine del mondo.
📖 Leibniz: perché esiste qualcosa anziché nulla?
Gottfried Wilhelm Leibniz formula una delle domande più potenti della filosofia:
“Perché esiste qualcosa anziché il nulla?”
E risponde: il nulla è più semplice, più probabile, più “casuale”. Il fatto che esista qualcosa, e qualcosa di strutturato, razionale, ordinato, richiede una ragione sufficiente.
Il caso non è una ragione: è l’assenza di ragione.
🔎 Kant: l’ordine presuppone una mente
Immanuel Kant, sebbene critico verso le prove classiche dell’esistenza di Dio, riconosce che l’ordine della natura e la possibilità stessa della scienza presuppongono categorie mentali: senza mente non c’è percezione ordinata, né interpretazione coerente della realtà.
In altri termini: l’intelligibilità del mondo dipende dalla presenza di intelligenza.
Credere che l’intelligenza emerga per caso è come credere che una biblioteca nasca da un’esplosione in una tipografia.
💡 Conclusione filosofica
In nessuna delle grandi scuole filosofiche, da Platone a Hegel, da Agostino a Husserl, troviamo giustificazioni razionali al dogma moderno del caso creatore.
Il caso non può creare intelligenza, perché il caso è, per definizione, assenza di finalità, di coerenza, di struttura.
Attribuirgli la nascita dell’universo, della vita, della ragione… è un salto logico abissale, un atto di fede mascherato da pensiero critico.
🧬 Cosa dice la cosmologia?
Se la filosofia fornisce le basi logiche per rifiutare l’idea che il caso possa generare l’intelligenza, la cosmologia moderna conferma questo rifiuto con dati ancora più sorprendenti.
Parliamo di numeri, costanti fisiche, condizioni iniziali dell’universo e leggi naturali: tutto concorre a mostrare un ordine così preciso, così improbabile, da escludere ogni ipotesi di casualità assoluta.
Vediamolo in dettaglio.
🌌 1. L’universo ha avuto un inizio
Per millenni, molti pensatori (e scienziati fino all’inizio del XX secolo) credevano che l’universo fosse eterno. Ma oggi sappiamo che ha avuto un inizio, comunemente identificato con il Big Bang, avvenuto circa 13,8 miliardi di anni fa.
Ma il Big Bang non è stato un’esplosione caotica, come spesso si pensa. È stato l’inizio ordinato e finemente calibrato di tutto: spazio, tempo, energia, materia e… leggi fisiche.
Domanda: come può un’esplosione dare origine a leggi ordinate, stabili e universali?
Risposta: non può.
Il caso non può creare intelligenza, né leggi fisiche intelligibili.
⚙️ 2. Le costanti cosmiche: precisione impossibile
La cosmologia moderna identifica decine di costanti fondamentali (come la velocità della luce, la forza gravitazionale, la costante di Planck, ecc.) che regolano l’universo.
Se anche una sola di queste costanti fosse stata leggermente diversa – anche solo di uno 0,0000000001% – la vita non sarebbe possibile.
Sir Fred Hoyle, astronomo agnostico, affermò:
“Sembra che qualcuno abbia calibrato con estrema precisione i numeri dell’universo per permettere l’esistenza della vita.”
Questa condizione è nota come “fine tuning” (accordatura fine).
E non può essere il prodotto del caso, così come un’orchestra sinfonica non può nascere dalla caduta casuale di strumenti musicali da un aereo.
🔁 3. Il secondo principio della termodinamica
Anche in cosmologia vale il secondo principio della termodinamica: l’entropia dell’universo aumenta nel tempo.
Ciò significa che, con il passare del tempo, il disordine cresce, l’energia si degrada, e i sistemi diventano meno strutturati.
Eppure, nei primissimi istanti dopo il Big Bang, l’universo era in uno stato di ordine estremamente basso (entropia minima).
Perché? Come si spiega un ordine iniziale così perfetto?
Il fisico Roger Penrose ha calcolato che la probabilità che l’universo iniziasse in quello stato è:
1 su 10 elevato alla 10 elevato alla 123.
Un numero così grande da non poter nemmeno essere scritto in forma decimale: è praticamente zero.
Il caso non può fare questo. Il caso non può creare intelligenza, né condizioni iniziali così ordinate.
👁️🗨️ 4. L’universo è osservabile
C’è un altro dato sorprendente: l’universo non solo è ordinato, ma è comprensibile, calcolabile, misurabile.
Come mai le leggi fisiche sono espresse in linguaggio matematico? Perché siamo in grado di formulare equazioni, costruire modelli, fare previsioni?
Il premio Nobel Eugene Wigner lo definì un mistero:
“La ragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali è qualcosa di miracoloso.”
Non ha senso se tutto fosse nato dal caso.
Ma ha perfetto senso se l’universo è stato pensato da una mente razionale, che ha codificato la realtà in modo matematicamente leggibile.
Il caso non può creare intelligenza. Ma l’intelligenza può generare ordine leggibile.
🪐 5. Il Principio antropico
Infine, molti cosmologi parlano oggi di principio antropico: l’universo possiede esattamente le condizioni che rendono possibile l’esistenza dell’uomo.
La Terra è alla giusta distanza dal Sole, con l’atmosfera perfetta, la massa ideale, il campo magnetico protettivo, l’acqua in forma liquida, la Luna stabilizzante, ecc.
Ci sono miliardi di condizioni simultanee che permettono non solo la vita, ma la vita cosciente.
Chi attribuisce tutto ciò al caso, crede più di quanto molti credenti abbiano mai osato credere.
🧩 Conclusione cosmologica
Alla luce delle evidenze moderne, la cosmologia ci dice questo:
- L’universo ha avuto un inizio (quindi non è eterno).
- L’universo è ordinato in modo finemente calibrato.
- L’universo tende al disordine, ma è nato ordinato.
- Le leggi sono matematicamente leggibili.
- Le condizioni sono perfette per ospitare esseri intelligenti.
Tutto questo non può essere spiegato dal caso cieco.
Il caso non può creare intelligenza.
E più si approfondisce la cosmologia, più appare chiaro che l’universo sembra fatto… per essere capito.
🧫 Cosa dice la Biologia
La biologia moderna, lungi dal sostenere l’idea che la vita sia nata dal caso, ci mostra che la complessità anche della più semplice cellula è vertiginosa.
Non parliamo di pezzi di materia che reagiscono meccanicamente, ma di sistemi informatici, reti di regolazione, linguaggi molecolari, processi correttivi e auto-riparanti.
Vediamone alcuni.
Il DNA: una lingua, un codice, un progetto
Il DNA non è semplicemente una molecola: è un archivio di informazioni, un sistema binario in codice a 4 lettere (A, T, G, C), organizzato in modo da trasmettere, correggere, duplicare e interpretare dati.
Richard Dawkins, pur essendo ateo militante, ha ammesso:
“Il DNA è come un programma informatico, ma molto più complesso di qualsiasi software creato finora.”
Ma ogni software implica un programmatore. Ogni codice presuppone un’intelligenza.
Il caso non può creare intelligenza.
🧠 La cellula è una fabbrica
Ogni cellula vivente è una rete logistica iper-specializzata, con meccanismi di comunicazione interna, sistemi di trasporto, regolazione, controllo qualità e difesa.
Michael Denton, biologo molecolare, scrive:
“Le strutture e le funzioni della cellula sono così complesse che non possono essere spiegate attraverso il semplice accumulo casuale di mutazioni.”
E Darwin? Darwin non conosceva nulla di tutto questo. La sua teoria si basava su cellule viste al microscopio ottico come “sacche di gelatina”.
Oggi, con la biologia molecolare, quella visione è crollata.
🔄 Mutazioni + selezione = intelligenza?
L’idea che mutazioni casuali e selezione naturale possano spiegare l’emergere dell’intelligenza si basa su un equivoco:
- La selezione non crea nulla. Elimina.
- Le mutazioni sono errori di copia, per definizione casuali.
Ma il caso non può creare intelligenza.
Gli errori non generano progetti complessi, coerenti, funzionali.
Un errore tipografico può creare una poesia? O un trattato scientifico?
📈 Conclusione biologica
La biologia moderna non conferma la visione darwinista classica come spiegazione esaustiva della complessità.
Anzi, la complica ulteriormente: codici, informazioni, processi integrati fanno della vita un enigma logico, non solo materiale.
E ancora una volta:
il caso non può creare intelligenza, né codice, né significato.
🧠 6. H2 – Cosa dice l’informatica?
Se passiamo all’informatica, il contrasto tra caso e intelligenza diventa ancora più evidente, perché i computer funzionano proprio in base a logiche deterministiche, programmate, ordinate.
💾 Il software non nasce per caso
Ogni programma informatico, anche il più semplice, richiede:
- un linguaggio formale (sintassi e semantica),
- un progettista umano che scriva istruzioni coerenti,
- un processo di debug e validazione.
Mai nessuno ha visto codice sorgente utile emergere dal caso.
Neppure una riga di “C++” o “Python” nasce da un’esplosione casuale di elettroni.
Questo ve lo posso garantire persoalmente perchè nella vita ho studiato ben 5 linguaggi di proammazione.
Eppure, il genoma umano è più lungo e strutturato di tutti i codici informatici esistenti.
Il caso non può creare intelligenza, né software.
🔐 Algoritmi e intelligenza artificiale
Anche i sistemi più avanzati di intelligenza artificiale sono programmati da esseri intelligenti, e non imparano da soli, ma:
- sulla base di dati forniti da umani,
- con modelli progettati da scienziati,
- seguendo istruzioni pre-codificate.
Non c’è nulla di “casuale” nell’AI. C’è ordine, logica, struttura, e soprattutto:
nessun sistema informatico ha mai generato intelligenza da solo.
🖥️ Conclusione informatica
L’informatica, come la biologia, conferma che:
- ogni sistema intelligente richiede un’architettura logica,
- ogni codice presuppone una mente creatrice,
- e ogni struttura complessa nasce da intenzionalità progettuale, non da errore.
Il caso non può creare intelligenza, né hardware né software.
Cosa dice la matematica?
La matematica, spesso vista come “astratta”, è in realtà il linguaggio strutturale dell’universo.
Ogni fenomeno fisico, ogni legge scientifica, ogni relazione osservabile è esprimibile in termini matematici.
E qui nasce la domanda che tormenta da secoli scienziati e filosofi:
Perché l’universo è comprensibile con la matematica?
Come può un sistema che nasce dal “caso” essere così perfettamente descritto da equazioni?
🧮 La matematica è scoperta, non invenzione
Molti matematici (come Gödel, Cantor, Euler, Dirac) hanno ammesso che la matematica non è un’invenzione umana, ma una struttura preesistente, che noi scopriamo.
Come se fosse già scritta nella realtà, prima ancora che l’uomo la comprendesse.
Ma se esiste un linguaggio matematico inscritto nell’universo, allora:
- chi l’ha scritto?
- perché funziona sempre?
- e come potrebbe essere nato dal nulla?
Anche la matematica grida: il caso non può creare intelligenza.
📐 Ordine, simmetria, costanza
La matematica è ordinata, logica, stabile, proprio come le leggi fisiche.
Da dove viene quest’ordine? Perché l’universo segue principi eleganti come la simmetria, la proporzione aurea, le serie armoniche?
Il fisico teorico Paul Dirac dichiarò:
“Se un’equazione è bella, allora probabilmente è vera.”
Un universo nato dal caso non dovrebbe essere “bello”, né simmetrico, né coerente.
Ma lo è. E questa coerenza matematica è uno dei più grandi indizi contro il caso cieco.
🧠 Conclusione matematica
La matematica ci mostra che l’universo è governato da:
- strutture logiche indipendenti dalla mente umana,
- modelli stabili e ripetibili,
- leggi eleganti e profondamente razionali.
Tutto questo non può essere nato a caso.
Il caso non può creare intelligenza. Né codici, né numeri, né verità, né coscienza !
🎯 Conclusione finale dell’articolo
A questo punto, chi afferma che il caso possa spiegare tutto, si trova davanti a un cortocircuito razionale.
Crede che:
- la materia si sia organizzata da sola,
- la vita sia sorta da reazioni cieche,
- l’intelligenza sia apparsa da mutazioni casuali,
- e l’universo sia regolato da leggi nate per sbaglio.
Ma tutto ciò non solo è improbabile, è logicamente assurdo.
Il caso non può creare intelligenza. Nessuno ha mai visto il disordine generare significato, né l’entropia creare bellezza.
Eppure, qualcuno ci crede.
Ci crede talmente tanto che, se gli si fa notare la contraddizione logica, si offende, deride, attacca, minaccia.
Non tutti gli atei sono così, sia chiaro. Ce ne sono di colti, corretti, pacati. Ma troppi — come ho potuto constatare direttamente nei gruppi che frequentano — reagiscono con una violenza verbale degna di una religione fanatica.
Alla fine, la vera domanda è:
Chi sta davvero credendo per fede?
Chi si sta affidando a un dogma non dimostrabile?
Chi ha smesso di pensare in nome di un’ideologia?
Risposta ovvia: chi afferma che il caso è il creatore di tutto.
Una fede cieca, assurda, irrazionale.
Una fede nel nulla che avrebbe creato tutto.
🤡 La fede nel caso cieco è ridicola
Dire che “è nato tutto per caso” non è un pensiero neutro: è una dichiarazione di fede dogmatica.
Chi crede che il caso cieco abbia generato l’intelligenza non è meno credente di un religioso, è solo meno consapevole.
Credere che il caso, agendo a caso e per caso, possa generare qualcosa di intelligente è come credere che battendo a caso sui tasti di una macchina da scrivere si componga la Divina Commedia.
Il caso non può creare intelligenza e nemmeno Coscienza. Morale. Matematica. Logica. Né la bellezza di un tramonto.
Credere il contrario è filosoficamente puerile, scientificamente risibile e intellettualmente dsonesto.
🏁 Conclusione
La realtà è semplice: ogni volta che vediamo ordine, struttura, finalità, razionalità, deduciamo l’esistenza di un’intelligenza.
Vale per un orologio, un libro, un codice, un motore.
Perché dovremmo fare un’eccezione proprio per l’universo e per la vita?
Il caso può spiegare piccole variazioni, ma non può creare strutture complesse né menti coscienti.
Solo un pregiudizio ideologico può portare a negare l’evidenza:
Il caso non può creare intelligenza. Punto.
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