La verità sta sempre nel mezzo

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La verità sta sempre nel mezzo

Alle estremità sta sempre l’esagerazione e la violenza. La verità sta sempre nel mezzo.
La frase esprime un principio classico di equilibrio: alle due estremità di una questione si trovano spesso esagerazione e violenza, mentre la verità e la giustizia si collocano nel giusto mezzo, cioè nella moderazione e nel compromesso ragionevole.

Questo concetto riflette l’idea aristotelica della virtù come giusto mezzo tra due eccessi opposti.

la verità sta sempre nel mezzo

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la verità sta sempre nel mezzo

Che la verità stia sempre nel mezzo: un principio essenziale per capire come le ideologie riducano la realtà a due opposti irreconciliabili. In questo articolo vedremo perché questo spartiacque ideologico limita la nostra capacità di cogliere la complessità del reale e come adottare una visione equilibrata rappresenta la chiave per avvicinarsi alla verità.

La verità sta sempre nel mezzo ⚖️

Le ideologie, per loro natura, hanno la tendenza a semplificare il mondo riducendolo una divisione netta tra due schieramenti opposti. Questo meccanismo binario facilita l’identificazione di un “noi” contro “loro”, offrendo una narrazione semplice e rassicurante che rende più facile capire e prendere posizione rispetto a questioni complesse. Tuttavia, questa semplificazione è ingannevole e pericolosa, perché il mondo reale è ricco di sfumature, contraddizioni e complessità che non possono essere ridotte a un dualismo rigido.

Quando una persona sceglie di schierarsi esclusivamente da una parte, tende inevitabilmente a trascurare o rifiutare tutto ciò che non rientra nella sua visione. In questo modo, perde di vista aspetti fondamentali, punti di vista alternativi e fatti che potrebbero mettere in discussione o arricchire la sua stessa posizione. Il risultato è una comprensione parziale e distorta della realtà, spesso caratterizzata da pregiudizi, stereotipi e chiusura mentale.

Per questo motivo, la verità sta sempre nel mezzo – in un territorio complesso e sfuggente dove confluiscono diverse opinioni, esperienze e dati oggettivi. È lì che si intrecciano visioni apparentemente opposte ma in realtà complementari, e dove si possono riconoscere le molteplici sfaccettature di ogni problema. Questa posizione mediana non rappresenta una semplice via di mezzo indifferente o superficiale, ma una sintesi profonda e critica che cerca di abbracciare la complessità del reale, evitando estremismi e semplificazioni dannose.

In sintesi, affidarsi solo a uno schieramento ideologico significa rinunciare a scoprire la ricchezza della realtà e dell’esperienza umana nella sua interezza. Chi vuole avvicinarsi alla conoscenza autentica deve essere disposto ad esplorare, ascoltare e integrare i diversi punti di vista, perché solo così la verità può emergere nella sua pienezza, e non come una metà della realtà artificialmente separata dall’altra.

La trappola della polarizzazione ideologica 🚧

Affidarsi esclusivamente a una delle due posizioni contrapposte produce una visione incompleta e distorta della realtà. Questa polarizzazione non solo genera errore, ma alimenta conflitti e chiusure mentali. Solo riconoscendo che la verità sta sempre nel mezzo possiamo evitare di cadere in queste trappole e aprirci a un confronto più autentico.

Conseguenze sociali e culturali della divisione netta ↔️

In politica, religione o cultura, questa spaccatura in opposti irrigidisce le relazioni sociali, impedendo dialogo e cooperazione. La verità sta sempre nel mezzo perché solo superando le divisioni ideologiche si può costruire una società più matura, capace di soluzioni condivise e di un confronto rispettoso.

Abbracciare una prospettiva equilibrata e critica 🌅

Accettare che la verità sta sempre nel mezzo significa aprirsi all’ascolto, rivedere le proprie convinzioni e riconoscere la complessità delle domande. Questo atteggiamento stimola il pensiero critico e allontana dal dogmatismo, favorendo una comprensione più completa e sfumata del reale.


Considerazione finale: esempi concreti e la stupidità delle mezza verità 💥

Accade sempre in politica, tra destra e sinistra: chi si affida esclusivamente alle ideologie di un campo e rigetta a prescindere dall’altro non capisce che le sfide sociali richiedono un equilibrio tra posizioni diverse. La verità sta sempre nel mezzo, e ignorarlo significa non solo commettere un errore intellettuale, ma dimostrarsi anche molto stupidi, incapaci di pensiero critico e di apertura mentale.

Comunisti e fascisti ( ammesso che esistano ancora )

Rappresentano due ideologie estreme e opposte che, pur condividendo metodi autoritari e totalitari, si fondano su visioni radicalmente diverse della società, dell’economia e della politica.

Comunisti

I comunisti si basano sull’idea di una società senza classi, dove i mezzi di produzione sono collettivi e lo Stato dovrebbe guidare la transizione verso l’uguaglianza sociale ed economica. La loro ideologia enfatizza la lotta di classe, la redistribuzione della ricchezza e il superamento del capitalismo, spesso attraverso rivoluzioni e controlli statali rigidi.

Fascisti

I fascisti, al contrario, sostengono uno Stato forte e concentrato, con un nazionalismo estremo e un ordine sociale gerarchico. L’economia è di tipo corporativo o statalista, ma mantiene la proprietà privata e un forte controllo dell’élite politica. Il fascismo tende a enfatizzare l’unità nazionale, la supremazia dello Stato sopra l’individuo e spesso la repressione di oppositori politici e minoranze.

Sono ambedue in errore

Entrambe le ideologie però condividono caratteristiche autoritarie: soppressione della libertà di stampa, repressione violenta del dissenso e una forte propaganda che divide rigidamente la società in amici e nemici, creando quindi una dicotomia che elimina le sfumature della realtà. Questa semplificazione ideale genera polarizzazione, conflitti sociali profondi e soffocante il dialogo.

Da questo confronto emerge quanto sia limitante e pericoloso aderire ciecamente a uno di questi estremi, perché entrambi, pur diverse nelle intenzioni e nelle forme, conducono a visioni parziali e distorte della realtà, ignorando che la verità – come spesso accade – si trova in uno spazio intermedio, critico e sfumato, che nessuna ideologia estrema può catturare pienamente.

Atei integrali e credenti radicali

Ateo e credente radicale potrebbero vedere diversamente il concetto che “la verità sta sempre nel mezzo” perché riflette le loro diverse visioni sul valore dell’equilibrio e dell’assoluto.

Pensiero di un ateo radicale

L’ateo radicale potrebbe sostenere che spesso non c’è un “mezzo” definito nella ricerca della verità, soprattutto in ambiti razionali e scientifici: la realtà si scopre attraverso prove e fatti, non compromessi. Per lui, esagerazioni e violenze sono spesso espressione di credenze illogiche o ideologie dogmatiche che non meritano mediazioni. La verità è netta e va difesa anche senza eccessi di diplomazia.

Pensiero di un credente radicale

Il credente radicale tende a vedere la verità come un assoluto rivelato, in cui non si può scendere a compromessi. Per lui, la “verità nel mezzo” può sembrare un modo per smussare l’unicità di una fede, rischiando di relativizzare valori irrinunciabili. L’esagerazione e la violenza possono invece essere viste come mezzi “giustificati” per difendere la propria fede e verità ultima contro un mondo senza Dio.

In sintesi, l’ateo radicale spesso privilegia realtà empirica e rigore critico, mentre il credente radicale si aggrappa al dogma irriducibile, rendendo difficile un terreno comune nella ricerca di un “mezzo”.


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dr Zeno Pagliai.

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