RELIGIONE DEL CASO.

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RELIGIONE DEL CASO.

Gli atti di fede dell’ateismo moderno e la religione del caso.

religione del caso

Gli atei non sono veramente tali perchè adorano il dio caso facendo molti più atti di fede di chi creda in Dio. Seguono la religione del caso.
Sono GLI ADORATORI DEL CASO.

religione del caso, 
gli adoratori del caso

La religione del caso. C’è chi non crede in Dio, ma si affida con entusiasmo al Caso: cieco, sordo e muto, ma capace – dicono – che il caso sia capace di creare universi, leggi fisiche, DNA, coscienza e magari anche un buon caffè. Niente miracoli, solo improbabilità astronomiche spacciate per scienza.

Questi nuovi devoti non hanno templi né altari, ma dogmi indiscutibili: la vita nasce da sola, il DNA si scrive per caso, l’ordine emerge spontaneamente dal disordine… E guai a mettere in dubbio questa liturgia!

Alla fine, credono nel Caso con più zelo di quanto un mistico creda nella Provvidenza. Solo che lareligione del caso lo chiama “razionalità”.


🔍 RIASSUNTO INTRODUTTIVO. Religione del caso.

Nel dibattito contemporaneo tra credenti e atei, spesso si tende a rappresentare il credente come colui che compie un atto di fede irrazionale, mentre l’ateo sarebbe il portatore della pura razionalità scientifica. Ma è davvero così? In realtà, molte delle convinzioni fondamentali dell’ateismo moderno poggiano su assunzioni non dimostrate, se non addirittura contraddittorie o anti-scientifiche. Questo articolo esplora 11 atti di fede che l’ateo, spesso inconsapevolmente, abbraccia per sostenere la propria visione del mondo.

Una riflessione che mira a smascherare l’apparente neutralità dell’ateismo e a mostrare come anch’esso sia, a suo modo, una forma di fede: la fede nel Caso cieco e onnipotente.


🧬 1. ABIOGENESI CASUALE.

Secondo molti atei, la vita sarebbe emersa spontaneamente dalla materia inanimata grazie a combinazioni fortuite di molecole. Questa teoria, nota come abiogenesi, è uno dei pilastri più deboli dell’ateismo.

La scienza non ha mai osservato, né tantomeno replicato in laboratorio, la creazione della vita a partire da sostanze chimiche semplici. I modelli teorici esistenti sono altamente speculativi e non replicabili. Le probabilità che strutture complesse come le proteine o il DNA si formino casualmente sono eguali allo zero.

Anche esperimenti come quello di Miller-Urey, pur suggerendo che alcuni amminoacidi possono formarsi in condizioni prebiotiche simulate, non hanno mai prodotto nemmeno una molecola autoriproducente, figuriamoci una cellula vivente.

Credere nell’abiogenesi equivale quindi ad affidarsi a un evento non osservabile, non dimostrato, e statisticamente impossibile. Un vero atto di fede della religione del caso.


🪩 2. VITA CHE NASCE DALLA MATERIA STERILE. Religione del caso.

L’idea che la materia inerte possa organizzarsi spontaneamente fino a generare un organismo vivente è ancora più problematica. La vita, per esistere, richiede sistemi altamente organizzati, interconnessi e funzionali.

Ogni cellula vivente è il risultato di una straordinaria armonia tra membrane, organelli, codici genetici e meccanismi di autoregolazione. Pensare che questa complessità possa derivare dal nulla, senza alcuna intelligenza organizzatrice, è simile a credere che un computer possa costruirsi da solo partendo da sabbia e metallo.

Anche la chimica più avanzata non è riuscita a spiegare in modo convincente come la materia possa auto-organizzarsi in strutture capaci di replicarsi, metabolizzare e adattarsi. È quindi lecito domandarsi se non sia necessario presupporre un principio ordinatore. Ma la religione del caso crede solo al caso !


🌪️ 3. IL CAOS CHE GENERA ORDINE.

Molti atei postulano che il disordine (caos) possa, in determinate condizioni, auto-organizzarsi in strutture ordinate. Ma questo contraddice l’osservazione comune e le leggi della termodinamica.

Il caos tende ad aumentare l’entropia, non a creare informazione o ordine funzionale. Alcuni esempi di auto-organizzazione in natura (come i cristalli o i vortici) sono fenomeni fisici semplici, e non spiegano l’origine della complessità biologica.

Confondere ordine geometrico con ordine funzionale è un errore logico. La cellula vivente non è solo ordinata, ma operativa, efficiente, teleonomica. La fede nel caos creatore è un mito moderno, con più caratteri magici che scientifici.


🦥 4. PRIMA CELLULA NATA PER CASO

La cellula è un sistema incredibilmente sofisticato. Ha bisogno di DNA, RNA, proteine, membrane, enzimi e molti altri componenti per funzionare. Tutti questi elementi devono coesistere simultaneamente e in modo coordinato.

Secondo la teoria dell’evoluzione chimica, questi componenti sarebbero comparsi e si sarebbero integrati per puro caso. Ma un sistema così complesso non può nascere gradualmente: o è completo e funzionante subito, o non è vita.

Un sistema “a metà” o comunque incompleto sarebbe instabile e destinato alla disgregazione immediata, soprattutto in virtù del secondo principio della termodinamica. Ogni tentativo di spiegare la comparsa della prima cellula senza una regia intelligente fallisce sul piano logico e probabilistico.


🪜 5. EVOLUZIONE GUIDATA DAL CASO

La teoria darwiniana postula che la complessità della vita si sia sviluppata attraverso mutazioni casuali e selezione naturale. Ma le mutazioni sono, nella stragrande maggioranza dei casi, dannose o neutre.

Pensare che errori casuali nel DNA possano portare a un costante progresso funzionale è statisticamente inverosimile. Inoltre, la comparsa improvvisa di nuove funzioni biologiche richiede l’apparizione simultanea di molte mutazioni coordinate: un evento che rasenta l’impossibilità.

Anche gli esperimenti di laboratorio mostrano che la selezione naturale agisce solo su variazioni preesistenti: non crea novità complesse, ma al massimo conserva ciò che già funziona.


🎲 6. IL CASO COME MOTORE DELL’EVOLUZIONE

Il caso, per definizione, è cieco e privo di direzione. Eppure l’evoluzione mostra una tendenza evidente verso la complessità, l’adattamento e la coscienza. Come può una forza cieca produrre finalità complesse?

Le teorie che cercano di spiegare questo processo attraverso semplici meccanismi selettivi non riescono a fornire un quadro coerente e completo. La direzione evolutiva suggerisce uno scopo, una progettualità implicita.

Anche qui, il caso diventa una divinità nascosta, dotata di capacità creatrici soprannaturali. Ma ciò che si attribuisce al caso è spesso ciò che si vorrebbe negare a un Creatore.


🔬 7. DNA FORMATO PER CASO

Il DNA è un codice digitale straordinariamente efficiente. Contiene miliardi di istruzioni precise per costruire e mantenere un organismo vivente. Ogni errore nella sua sequenza può avere conseguenze catastrofiche.

Pensare che un codice così complesso sia nato per puro caso è l’equivalente moderno del miracolo. In informatica, sappiamo bene che dietro ogni codice c’è un programmatore. Eppure, molti preferiscono credere che questo linguaggio perfetto sia nato spontaneamente, senza alcun intelletto a monte.

Le analogie tra codice genetico e linguaggi informatici sono troppo forti per essere ignorate. Ogni codice presuppone una mente: questa semplice verità è rifiutata per motivi ideologici, non scientifici.


⏪ 8. INVERSIONE SPONTANEA DELLA FRECCIA TERMODINAMICA

Il secondo principio della termodinamica afferma che ogni sistema isolato tende verso l’entropia, cioè il disordine. Eppure, la vita è un esempio di ordine crescente: da una cellula a un organismo complesso.

L’ateismo non riesce a spiegare come questo possa accadere. Invoca ipotesi alternative, ma nessuna di esse spiega davvero come l’ordine possa emergere spontaneamente in un sistema soggetto alla degradazione.

Anche se un sistema riceve energia dall’esterno (come la Terra dal Sole), l’organizzazione dell’informazione richiede strutture capaci di trasformare quella energia in forma funzionale. Energia e materia non bastano: serve informazione. E da dove viene questa?


🌌 9. UNIVERSO TERMODINAMICAMENTE APERTO

Per sfuggire alla contraddizione con la termodinamica, alcuni atei sostengono che l’universo non sia un sistema isolato, ma aperto. Tuttavia, non esiste alcuna prova scientifica che l’universo riceva energia o informazione dall’esterno.

E anche se fosse, come potrebbe una semplice energia cieca, priva di finalità, generare strutture complesse e orientate allo scopo? L’energia è una condizione necessaria, ma non sufficiente per spiegare la nascita dell’organizzazione.

Il problema dell’origine dell’informazione, dell’intenzionalità e della coscienza resta completamente irrisolto in un universo puramente meccanico.


☄️ 10. PANSPERMIA COME SCAPPATOIA

Di fronte all’impossibilità di spiegare l’origine della vita sulla Terra, alcuni atei propongono la teoria della panspermia: la vita sarebbe arrivata da un altro pianeta. Ma questa ipotesi non risolve nulla: sposta semplicemente il problema altrove.

Dove e come sarebbe nata la vita, allora? Anche la panspermia, per quanto suggestiva, è un atto di fede mascherato da soluzione scientifica. Serve solo a guadagnare tempo, non a fornire risposte.

Inoltre, l’eventuale trasporto della vita nello spazio pone problemi ancora più gravi: sopravvivenza al vuoto, alle radiazioni, all’assenza di nutrienti. Una soluzione peggiore del problema.


👁️ 11. PRINCIPIO ANTROPICO DEBOLE

L’universo appare finemente regolato per permettere l’esistenza della vita. Questa osservazione ha portato molti scienziati a parlare di “principio antropico forte“: l’universo sembra progettato per accogliere l’uomo.

Gli atei, per evitare implicazioni teistiche, propongono il “principio antropico debole“: l’universo non è fatto per noi, ma siamo noi che esistiamo perché l’universo è casualmente adatto alla vita.

Un ribaltamento concettuale che non spiega nulla, ma serve solo a evitare l’idea di un progetto. Anche qui, il Caso diventa il deus ex machina della narrazione atea. Ma un universo regolato da leggi così precise non è compatibile con l’idea del puro caso.


⛔️ CONCLUSIONE: PIÙ FEDE CHE RAGIONE

Chi accusa i credenti di compiere un atto di fede dovrebbe guardare con più onestà ai propri presupposti. L’ateismo scientista moderno, lungi dall’essere una visione neutra e razionale del mondo, poggia su una lunga serie di credenze non dimostrate, spesso in contraddizione con le stesse leggi scientifiche.

Alla fine, l’ateo crede nel Caso come un dio onnipotente, creatore e ordinatore di tutto. Ma questa non è scienza: è una forma alternativa di religione, in cui l’adorazione del Caso sostituisce quella del Creatore.

E in questo, il credente sembra avere molta più coerenza: almeno riconosce apertamente il proprio atto di fede.

PERCHÉ MOLTI ATEI SONO COSÌ AGGRESSIVI NEI DIBATTITI CON I CREDENTI ?
Superbia intellettuale travestita da razionalismo.
Molti atei si convincono che la scienza sia dalla loro parte in modo esclusivo. Questo li porta a considerare ogni posizione religiosa come inferiore, irrazionale o infantile. Da qui nasce l’arroganza: si credono i portatori della verità oggettiva.

Reazione ideologica e culturale.
Alcuni atei non sono semplicemente “senza Dio”, ma contro Dio. Cresciuti magari in ambienti religiosi rigidi, sviluppano un rifiuto viscerale verso tutto ciò che ricorda loro autorità, dogma o morale cristiana. Il dibattito diventa per loro un’occasione di rivalsa.


Assenza di fondamenti morali condivisi.
Se tutto è frutto del caso, anche il rispetto dell’altro è opzionale. Senza una base etica oggettiva, l’insulto diventa un’arma legittima in una lotta puramente darwiniana di opinioni.

Frustrazione esistenziale mascherata da disprezzo.
Spesso, sotto l’aggressività si cela una forma di inquietudine. L’idea che la vita non abbia senso può generare una rabbia latente, che esplode contro chi – come il credente – rivendica una speranza e un significato.

Effetto branco e arroganza da tastiera.
Online, molti si sentono protetti dall’anonimato e si esprimono in modo che mai userebbero di persona. In gruppo, poi, scatta il meccanismo del “noi contro di voi”, dove l’insulto diventa segno di appartenenza.

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