Il 25 Aprile e la Resistenza.
Il 25 Aprile e la Resistenza. E’ bene ricordare quanto segue.

Furono gli ALLEATI e liberarci, non la cosiddetta “Resistenza”.
Furono coloro che sbarcarono in NORMANDIA è morirono a migliaia e migliaia per ridarci una libertà perduta.
!I crimini commessi dal nazifascismo li conosciamo tutti ed è inutile enumerarli.
Più di qualcosa però viene sempre dimenticata, o meglio, nascosta ! La Resistenza ha avuto anche dei meriti indiscutibili ma… a quale carissimo prezzo ? E’ doveroso ricordarli sempre.
Partigiani vs Nazisti: un confronto impari.
È importante sottolineare la profonda disparità di forze tra le forze partigiane e quelle naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. I partigiani, pur animati da grande coraggio, rappresentavano una potenza militare minima rispetto al colosso nazista.
L’impossibilità di un confronto diretto con l’esercito tedesco obbligava i partigiani a ricorrere a tattiche di guerriglia, caratterizzate da azioni rapide e repentine, seguite da altrettanto veloci ritirate. Queste azioni, pur causando danni e disagi al nemico, suscitavano frustrazione e grande irritazione nei nazisti che incapaci di catturare i partigiani in modo efficace, ricorrevano spesso a rappresaglie brutali, come la fucilazione di civili innocenti, in risposta all’uccisione di ogni soldato tedesco. La famigerata legge di rappresaglia prevedeva l’esecuzione di 10 italiani per ogni tedesco ucciso in un attentato partigiano.
La legge di guerra dell’epoca era chiara e conosciuta da tutti: “Per ogni tedesco ucciso da non militari sarebbero stati uccisi 10 italiani, a meno che non si fossero consegnati gli attentatori per far rilasciare gli ostaggi.”

Uno solo uomo si consegnò ai nazisti per salvare gli ostaggi, eppure era innocente:
Il Carabiniere Salvo d’Acquisto. Un vero eroe !
Non si hanno notizie di altri che fecero degli attentati, poi si siano consegnati spontaneamente ai nazisti per salvare la vita degli ostaggi
.
Ecco chi furono i veri liberatori:

VIVA L’ITALIA e i suoi liberatori!
Regno Unito, Francia, Unione Sovietica, Polonia, Grecia, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Danimarca, Lussemburgo, Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile, Cina, India, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Etiopia, Nepal, Filippine.
In questo elenco non figurano i partigiani.
Ma veniamo ai fatti.
Considerando le difficoltà di reperire dati certi, anche perché volutamente nascosto o proditoriamente cancellati, gli storici spesso presentano intervalli per il numero di morti causate dalle rappresaglie. Alcune stime suggeriscono che decine di migliaia di civili italiani siano stati uccisi in azioni di rappresaglia, mentre altre collocano la cifra più vicina a 70.000 o anche superiore.
Se non fossero esistiti i partigiani, evidentemente non ci sarebbero stati quei 70.000 morti e gli alleati sarebbero arrivati egualmente a liberarci.
È importante sottolineare che queste stime si basano sui dati e sulle interpretazioni disponibili, e il numero reale potrebbe non essere mai definitivamente conosciuto.
L’eccidio delle Fosse Ardeatine, a Roma.
Ricordo personalmente il tanfo della morte che proveniva da quelle cave, quando dopo la fuga dei nazisti furono riaperte per recuperare i cadaveri. Io ero ancora un bambino ma io e mio padre ci recammo in quel luogo di dolore al fine non dimenticassimo mai la ferocia del genere Umano.
L’eccidio delle Fosse Ardeatine fu un tragico evento avvenuto a Roma il 24 marzo 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. In rappresaglia all’attentato di via Rasella, in cui morirono 32 soldati tedeschi, le truppe naziste, su ordine del capitano SS Herbert Kappler, trucidarono 335 persone nelle cave di pozzolana situate sulla via Ardeatina.
Le vittime, tra cui civili, militari italiani, prigionieri politici ed ebrei, furono prelevate da carceri, retroscena di commissariati e rastrellamenti. Condotte alle Fosse Ardeatine, vennero uccise a gruppi di cinque o sei per mezzo di fucilazione, dopodiché gli ingressi delle cave furono fatti saltare in aria
Gli attentatori dell’azione di via Rasella, a marzo 1944 a Roma, furono un gruppo di partigiani appartenenti ai Gruppi di Azione Patriottica (GAP), unità del Partito Comunista Italiano (PCI) attive nella Resistenza romana contro l’occupazione nazista.
L’azione, pianificata dal Comando militare del PCI, fu guidata da Giorgio Amendola, dirigente comunista, con il supporto di Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e altri esponenti dei GAP.
Gli esecutori materiali dell’attentato furono i gappisti, tra cui Celeste Pagliardini, che lanciarono quattro bombe contro un reparto di SS tedesche, il 11ª Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment “Bozen”, provocando la morte di 32 soldati.
L’attentato di via Rasella ebbe un impatto significativo sulla Resistenza romana e sulla rappresaglia nazista che ne seguì, con l’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui furono trucidati 335 persone.
L’eccidio delle Fosse Ardeatine rappresenta uno dei crimini più efferati commessi dai nazisti in Italia e rappresenta un monito indelebile della brutalità e del fanatismo della guerra.

Una domanda e te che leggi:
Immagina di trovarti in un’epoca in cui vigevano le leggi di guerra della Convenzione di Ginevra. Non essendo un soldato regolare, uccideresti tu, un soldato nemico sapendo bene che di conseguenza, 10 ostaggi italiani innocenti saranno uccisi per ritorsione, a causa tua?
Eccidio di Porzûs:
L’eccidio di Porzûs: un capitolo buio della Resistenza italiana
L’eccidio di Porzûs è un evento tragico avvenuto il 7 febbraio 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, nelle malghe di Porzûs, nei pressi di Udine. Un gruppo di partigiani jugoslavi, guidati da Mario Toffanin (“Giacca”), uccise circa 17 partigiani italiani delle Brigate Osoppo, accusati di collaborazionismo con i nazifascisti.
Dinamica dell’eccidio:
- Un gruppo di partigiani jugoslavi attirò con l’inganno i partigiani italiani a Porzûs, promettendo loro un incontro con il comando partigiano.
- Una volta radunati, i partigiani italiani furono disarmati e fucilati.
- Le vittime furono accusate di collaborazionismo con i nazifascisti, ma le prove a sostegno di questa accusa sono sempre state deboli e contestate.
Conseguenze dell’eccidio:
- L’eccidio di Porzûs rappresenta uno dei capitoli più bui della Resistenza italiana.
- L’evento ha suscitato numerose polemiche e dibattiti tra storici e studiosi.
- Ancora oggi, le motivazioni precise dell’eccidio e le responsabilità dei suoi protagonisti non sono del tutto chiare.
Significato storico:
- L’eccidio di Porzûs ci ricorda che la guerra, anche quando combattuta per ideali nobili, può portare a violenze e atrocità.
- È importante ricordare le vittime di questo evento e riflettere sulle sue complesse cause e conseguenze.
- L’eccidio di Porzûs deve essere un monito a non ripetere gli errori del passato e a costruire una società basata sul rispetto dei diritti umani e sulla democrazia.
L’eccidio di Civitella Val di Chiana.
L’eccidio di Civitella Val di Chiana fu una strage compiuta dalle truppe naziste il 29 giugno 1944 nelle località di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, in provincia di Arezzo come rappresaglia per un attacco partigiano contro un convoglio tedesco avvenuto due giorni prima.
Vittime e contesto storico:
- 244 persone furono uccise, tra cui donne, bambini e anziani.
- L’eccidio avvenne come rappresaglia per un attacco partigiano contro un convoglio tedesco avvenuto due giorni prima.
- La strage si inserisce nel contesto di una brutale repressione nazista contro la popolazione civile italiana, in particolare nelle zone rurali dove era più forte la presenza partigiana.
Dinamica della strage:
- I soldati tedeschi, appartenenti alla Divisione “Hermann Göring”, circondarono i tre paesi e iniziarono a rastrellare la popolazione.
- Le vittime furono fucilate in gruppi, spesso dopo essere state sottoposte a torture e violenze.
- L’intera zona fu devastata, con incendi e saccheggi.
Conseguenze e memoria:
- L’eccidio di Civitella Val di Chiana è una delle stragi più efferate compiute dai nazisti in Italia.
- La memoria delle vittime è stata conservata grazie al lavoro di storici, studiosi e associazioni.
- Nel 1951 è stato inaugurato un monumento a ricordo delle vittime a Civitella.
- Ogni anno, il 29 giugno, si tengono cerimonie commemorative per ricordare la strage.
L’eccidio di Civitella Val di Chiana rappresenta un monito contro la barbarie della guerra e l’importanza di difendere i valori di pace, libertà e democrazia.
Eccidio di Ruccolo: Una strage dimenticata della Seconda Guerra Mondiale.
L’eccidio di Ruccolo, avvenuto il 29 settembre 1944 come ritorsione ad un attentato nella frazione di Ruccolo, nel comune di San Casciano Val di Pesa in provincia di Firenze, è una delle stragi naziste meno conosciute in Italia.
Vittime e contesto storico:
- Sette persone furono uccise dai nazisti: cinque civili e due partigiani.
- La strage avvenne come rappresaglia per un attacco partigiano contro un convoglio tedesco avvenuto il giorno prima.
- L’eccidio si inserisce nel contesto di una brutale repressione nazista contro la popolazione civile italiana, in particolare nelle zone rurali dove era più forte la presenza partigiana.
Dinamica della strage:
- I soldati tedeschi, appartenenti alla Divisione “Hermann Göring”, circondarono la frazione di Ruccolo e iniziarono a rastrellare la popolazione.
- Le vittime furono fucilate in gruppi, dopo essere state sottoposte a torture e violenze.
- Le case del paese furono saccheggiate e date alle fiamme.
Conseguenze e memoria:
- L’eccidio di Ruccolo è una delle tante stragi compiute dai nazisti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
- La memoria delle vittime è stata per lungo tempo dimenticata.
- Solo negli ultimi anni, grazie al lavoro di storici e studiosi locali, l’eccidio di Ruccolo è stato riscoperto e ricordato.
- Nel 2014 è stato inaugurato un monumento a ricordo delle vittime a Ruccolo.
- Ogni anno, il 29 settembre, si tengono cerimonie commemorative per ricordare la strage.
Esecuzioni extragiudiziarie:
Fucilazione di Giovanni Gentile:
Nell’aprile 1944, il filosofo Giovanni Gentile, considerato uno dei principali ideologi del fascismo italiano, fu ucciso da un gruppo di partigiani a Firenze. L’episodio, avvenuto in un clima di violenza e vendette, ha suscitato polemiche e riflessioni sul rapporto tra giustizia e vendetta. Fu ucciso senza un regolare processo.
Fucilazione di Roberto Farinacci:
Nel maggio 1945, il segretario del Partito Fascista Repubblicano Roberto Farinacci fu fucilato da un gruppo di partigiani a Cremona. L’esecuzione, avvenuta senza un regolare processo, è stata criticata da alcuni come un atto di vendetta personale.
Crimini di guerra: Il 25 Aprile e la Resistenza.
Eccidio di Lipa:
L’eccidio fu una rappresaglia per un attacco partigiano avvenuto nei giorni precedenti. Tuttavia, la brutalità della strage e il numero elevato di vittime civili suggeriscono che la rappresaglia non sia stata l’unica motivazione.
L’eccidio di Lipa di Elsane è stata una brutale strage avvenuta il 30 aprile 1944 nel villaggio di Lipa (in croato: Lipa), all’epoca frazione del comune italiano di Elsane, in provincia di Fiume (oggi situato in Croazia).
Vittime e contesto storico:
- L’eccidio fu compiuto da truppe naziste e fasciste italiane.
- 269 persone furono uccise, tra cui civili di ogni età, donne e bambini.
- Questo evento è considerato la più grande strage avvenuta nel territorio istriano durante la Seconda Guerra Mondiale e la quarta strage nazifascista più cruenta avvenuta nel territorio del Regno d’Italia.
- Lo sterminio avvenne nel contesto della pulizia etnica condotta dagli occupanti nazisti e fascisti italiani contro la popolazione slava dell’Istria e della Dalmazia.
Dinamica della strage:
- I nazisti e i fascisti circondarono il villaggio di Lipa e radunarono la popolazione.
- Le vittime furono uccise con mitragliatrici e fucili, oppure bruciate vive nelle loro case.
- L’abitato venne poi dato alle fiamme, con la distruzione di 87 case e 85 fienili.
Conseguenze e memoria:
- L’eccidio di Lipa è un evento drammatico che ha segnato profondamente la storia dell’Istria.
- Per lungo tempo la memoria delle vittime è stata oscurata.
- Solo negli ultimi anni, grazie al lavoro di storici e associazioni, l’eccidio è stato oggetto di ricerche e commemorazioni.
- A Lipa è presente un sacrario che ricorda le vittime della strage.
Eccidio di Colzano:
L’eccidio fu una rappresaglia per un attacco partigiano avvenuto nei giorni precedenti. Tuttavia, la ferocia della strage e il numero elevato di vittime civili suggeriscono che la rappresaglia non sia stata l’unica motivazione.
L’eccidio di Colzano, avvenuto il 28 dicembre 1943, fu una strage compiuta da un commando tedesco nella frazione di Collelungo, nel comune di Cardito, in provincia di Napoli. 38 civili sfollati, tra cui 15 bambini, e 4 militari italiani sbandati furono trucidati dai nazisti.
Contesto storico:
- L’Italia era nel pieno della guerra civile, con lo scontro tra le forze partigiane italiane e le truppe nazifasciste e collaborazioniste.
- La zona di Collelungo era un rifugio per molti sfollati che fuggivano dai bombardamenti e dalle violenze della guerra.
- I tedeschi erano impegnati in una serie di rastrellamenti e rappresaglie contro la popolazione civile, sospettata di collaborare con i partigiani.
Dinamica della strage:
- Un commando tedesco, guidato dal tenente Karl Tanzmeister, circondò la frazione di Collelungo e disarmò i militari italiani sbandati.
- I civili furono radunati in una piazza e poi fucilati in gruppo.
- L’eccidio fu compiuto con estrema brutalità: molte vittime furono torturate prima di essere uccise.
Conseguenze e memoria:
- L’eccidio di Colzano è una delle stragi più efferate compiute dai nazisti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
- La memoria delle vittime è stata per lungo tempo dimenticata.
- Solo negli ultimi anni, grazie al lavoro di storici e studiosi locali, l’eccidio è stato riscoperto e ricordato.
- Nel 2006 è stato inaugurato un monumento a ricordo delle vittime a Collelungo.
- Ogni anno, il 28 dicembre, si tengono cerimonie commemorative per ricordare la strage.
Il Triangolo della Morte: Il 25 Aprile e la Resistenza.
Crimini della Resistenza nel Triangolo della Morte: un’analisi critica.
Il Triangolo della Morte, un’area tra le province di Modena, Reggio Emilia e Bologna, fu teatro di una serie di crimini efferati commessi da alcune formazioni partigiane durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Come sottolinea lo storico Giampaolo Pansa nel suo libro “Il sangue dei vinti”, questi crimini, spesso motivati da vendette personali, odio politico e sete di potere, rappresentano una pagina oscura e controversa della Resistenza italiana.
Esempi di crimini del Triangolo della Morte:
San Possidonio (Modena): Nel giugno 1945, 23 fascisti e presunti collaborazionisti furono trucidati dai partigiani.
Caselle (Modena): Nell’aprile 1945, 11 persone, tra cui donne e bambini, furono uccise in un’azione di rappresaglia.
Forno Nuovo (Reggio Emilia): Nel dicembre 1944, 7 persone furono trucidate dai partigiani.
Sacerdoti uccisi dai partigiani nel Triangolo Rosso:
Il triangolo rosso è un’area geografica compresa tra Reggio Emilia, Bologna e Ferrara, dove si verificarono un gran numero di uccisioni a sfondo politico tra il 1944 e il 1946. Questa zona, nota anche come “il triangolo della morte”, fu teatro di violenza durante e dopo la seconda guerra mondiale. In particolare, furono 80 sacerdoti uccisi dai partigiani comunisti in quella regione. Questi omicidi furono attribuiti principalmente a gruppi autonomi di matrice comunista.
Tra i sacerdoti martiri, ci sono storie di coraggio e sacrificio. Ad esempio, don Luigi Lenzini, parroco di Crocette vicino a Modena, fu prelevato con la forza dalla canonica, seviziato e poi seppellito indegnamente3. Don Aldo Mei, parroco di Fiano vicino a Lucca, fu arrestato e fucilato per aver dato rifugio a un giovane ebreo. Il suo testamento recitava: “Muoio anzitutto per un motivo di carità, per aver protetto e nascosto un carissimo giovane.
Questi sacerdoti, insieme ad altri, pagarono un prezzo elevato per la loro fede e il loro impegno nel proteggere gli oppressi durante un periodo di grande turbolenza e conflitto. La loro memoria merita di essere onorata e ricordata. 🙏
Fonti:
- https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_preti_uccisi_dai_partigiani
- https://lanuovabq.it/it/pdf/beatificazione-di-gruppo-per-80-preti-uccisi-dai-partigiani-comunisti
- https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_preti_uccisi_dai_partigiani
- l sangue dei vinti di Giampaolo Pansa è un saggio storico pubblicato nel 2009 che racconta le violenze e le esecuzioni sommarie avvenute in Italia nel periodo immediatamente successivo alla Liberazione, tra il 25 aprile 1945 e la fine del 1946.
- Pansa, attraverso una meticolosa ricostruzione basata su fonti documentali e testimonianze dirette, narra le storie di migliaia di persone – fascisti, presunti collaborazionisti, antifascisti non comunisti e anche semplici cittadini – vittime di vendette e regolamenti di conti da parte di partigiani e altri esponenti delle forze vincitrici.
- L’autore non si limita a elencare i fatti, ma cerca di comprendere le motivazioni che spinsero a tali violenze, inserendole nel contesto storico e politico dell’epoca. Tra le cause da lui individuate figurano:
- l’odio accumulato durante gli anni del fascismo;
- il desiderio di vendetta per le sofferenze subite;
- la volontà di eliminare i potenziali oppositori politici;
- il caos e l’incertezza del periodo post-bellico.
- Il sangue dei vinti è un’opera che ha suscitato molto dibattito e accese critiche, soprattutto da parte di chi aveva vissuto la Resistenza in prima linea.
- Nonostante le polemiche, il libro di Pansa ha avuto il merito di squarciare il velo di silenzio che per decenni aveva avvolto questa pagina oscura della storia italiana e di contribuire a una più completa e complessa comprensione degli eventi avvenuti dopo la Liberazione.
Esecuzioni extragiudiziarie: Il 25 Aprile e la Resistenza.
Don Minzoni (Bologna): Nel novembre 1944, il sacerdote cattolico Don Giovanni Minzoni fu ucciso da partigiani comunisti per le sue posizioni politiche moderate.
Duce: Nel giugno 1946, Benito Mussolini, l’ex dittatore fascista, e la sua amante Claretta Petacci furono fucilati da partigiani a Dongo (Como). L’esecuzione, avvenuta senza un regolare processo, è stata criticata da alcuni come un atto di vendetta.
Violenza contro le donne:
Stupri e violenze sessuali furono compiuti da alcuni partigiani contro donne accusate di collaborazionismo o semplicemente per motivi di odio personale.
Da ricordare anche le tante stragi effettuate dai nazisti come mera reazione e ritorsione contro agli attentati da loro subiti da parte dei resistenti. Pur sapendo che per ogni tedesco ucciso da un civile ( non militare ) sarebbero stati uccisi per ritorsione 10 Italiani non esitarono un attimo a mettere in atto i loro attentati con le successive nefaste conseguenze !
Un solo esempio: L’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma, dove per 34 tedeschi uccisi dai partigiani nel loro attentato in Via Rasella, per ritorsione furono trucidato 340 italiani innocenti !
Salvo d’Acquisto ( un carabiniere ) pur non essendone stato l’ autore si auto accusò di un incidente in cui persero la vita alcuni tedeschi. Gli ostaggi furono tutti rilasciati e lui fucilato.
Non risulta che altri si siano mai consegnati al nazisti per salvare altri ostaggi !
Critiche e riflessioni. Il 25 Aprile e la Resistenza.
Questi crimini, seppur condannati dalla maggior parte dei resistenti e degli storici, hanno contribuito a offuscare l’immagine della Resistenza e a generare dubbi sulla sua legittimità.
È importante sottolineare che la stragrande maggioranza dei resistenti ha combattuto con coraggio e sacrificio per liberare l’Italia dall’occupazione nazifascista e ha contribuito in modo determinante alla vittoria finale. Ma è bene sapere e ricordare che alcun gruppi di partigiani aspettavano ansiosamente che a “liberarli” arrivassero i russi per donarci il loro “paradiso sovietico” che fortunatamente non arrivò più !
È necessario mantenere viva la memoria di questi crimini non per alimentare odio o divisione, ma per promuovere una riflessione profonda sul passato e per costruire una società più giusta e pacifica.
Questi crimini, spesso rimasti impuniti, rappresentano una pagina oscura della storia della Resistenza.
E’ bene ri’etere ancora: I liberatori furono gli alleati, non i “resistenti” o “partigiani” che fossero !
Ecco chi furono i veri liberatori alleati della Seconda Guerra Mondiale: Regno Unito, Francia, Unione Sovietica, Polonia, Grecia, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Danimarca, Lussemburgo, Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile, Cina, India, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Etiopia, Nepal, Filippine.
Grazie agli alleati che ci liberarono sacrificando la loro vita, ora i fascisti non esistono più, ma alcuni ancora evocano e lottano furiosamente contro i fantasmi di quell’ epoca disgraziata, evidentemente perché non sono in possesso di argomenti validi da opporre ad una Maggioranza eletta democraticamente che ha preso possesso della “stanza dei botti” della quale si erano non sempre elettoralmente impadroniti.
La storia insegnata ancora nelle scuole italiane è volutamente incompleta e a volte falsata.
I misfatti della Resistenza italiana nelle scuole italiane: un tema complesso e delicato.
Perché se ne parla poco:
- La classe politica di sinistra ha infestato la scuola italiana con i suoi fedeli insegnanti.
- Programmi scolastici volutamente incompleti.
- Timore di strumentalizzazioni politiche da parte delle destre.
Perché è importante parlarne:
- Promuovere una visione critica della storia.
- Educare al rispetto dei diritti umani.
- Favorire il dibattito e la riflessione.
- Ma soprattutto per onorare la verità storica.
Qualcuno afferma che il comunismo sia una malattia mentale. Spero di no, Comunque sia. comunismo e fascismo si differenziano per le loro ideologie ma concidono nel loro effeti nefasti !
https://www.youtube.com/watch?v=OJTCE_qMHaM
Invito ai Lettori. Gentile lettore, commenta questo articolo perchè il parere altrui è sempre molto gradito per fare meglio il punto. Se vuoi saperne di più su queste avventure nel mondo digitale, ti invito a leggere: miei articoli sul blog: www.pittografica.it
Non dimenticare di seguirmi sulla mia pagina: FB: www.facebook.com/pittografica
Un caro salto,
dr Zeno Pagliai.
Siti web per approfondire l’ argomento.
- Istituto Nazionale per la Storia della Resistenza: https://isrev.it/
- Museo Storico della Resistenza di Torino: https://www.museodiffusotorino.it/
- Centro per la Documentazione della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Prato: https://casrec.unipd.it/
- ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: https://www.anpi.it/
- Istituto Centrale per la Memoria Italiana: https://www.iccvr.net/Sub/
Libri:
- Storia della Resistenza italiana di Roberto Vivarelli (Einaudi)
- La guerra civile italiana di Claudio Pavone (Bollati Boringhieri)
- Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Bur)
- Partigiani. Volontari per la libertà di Denis Mack Smith (Rizzoli)
- Donne e Resistenza. Le protagoniste dimenticate della lotta di Liberazione di Luisa Ferretti (Il Mulino)
Film:
- Roma città aperta di Roberto Rossellini (1945)
- Germania anno zero di Roberto Rossellini (1948)
- Paisà di Roberto Rossellini (1946)
- Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975)
- La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966)
Documentari:
- Partigiani. Una storia italiana di Sergio Zavoli (1964)
- La memoria offesa di Marcel Ophüls (1995)
- Il popolo che resiste di Francesco Maselli (1954)
- Italia 1943-1945: un paese in guerra di Mario Segre (1961)
- La Resistenza in Lombardia di Lino Del Prete (1973)
Altri:
- Le mostre e gli eventi organizzati dall’ANPI in occasione del 25 Aprile: https://www.anpi.it/
- Il portale web della Rai dedicato al 25 Aprile: https://www.raiplay.it/video/2021/04/Speciali-Storia-20-21–25-aprile-1945–I-volti-della-Liberazione-95730282-db9f-49d7-84da-926872c20f5b.html
- L’archivio online dell’Istituto Nazionale per la Storia della Resistenza: https://isrev.it/
Leggi la Testata d’angolo: “Estasi e antagonismo – Un problema della politica” per comprendere le radici multidisciplinari del conflitto politico contemporaneo.